Note sul valore strutturale dello Stadio di Firenze

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L’organismo strutturale in cemento armato gettato in opera dello stadio comunale di Firenze venne concepito da Pier Luigi Nervi sulla scorta delle sue importanti esperienze di opere progettate e realizzate con lo stesso materiale, condotte a partire dal 1913 con la Società Anonima Costruzioni Cementizie. In particolare, è negli anni Venti che P.L. Nervi diventa protagonista, in qualità di progettista e costruttore con la Nervi & Nebbiosi, di manufatti industriali, complessi edilizi e infrastrutture caratterizzati da ossature portanti in cemento armato in continua evoluzione (G. Guanci, Costruzioni e sperimentazione. L'attività del giovane Pier Luigi Nervi a Prato, 2008). Tale evoluzione, sotto il pieno controllo tecnico di Nervi, vede il cemento armato assumere forme nuove, tanto interessanti da potersi liberare degli involucri murari entro cui era sino allora sistematicamente relegato.

Le diverse tipologie di telaio utilizzate per sorreggere le gradinate dello stadio, rendono evidente la capacità di Nervi di adattare lo schema strutturale alle necessità planimetriche, ricorrendo ad innovative soluzioni a sezioni variabili e forme curve.

I celeberrimi telai della tribuna centrale coperta assolvono mirabilmente il compito di assorbire gli sforzi trasmessi dalle mensole che sorreggono la pensilina di circa 22 metri di luce. L’accostamento della geometria di tali mensole al ponte di Tavanasa di Maillart del 1905 è d’uopo (C. Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino, 1917-1948, 2008); confronto dal quale il dinamismo della soluzione nerviana appare ancor più evidente per l’assenza della controparte simmetrica. Alla riuscita formale del sistema resistente si aggiunge il soddisfacimento di requisiti tecnici e funzionali, quali la soluzione intradossata per minimizzare gli effetti indotti dalle variazioni termiche e la minima interferenza sulla visibilità degli spettatori (P.L. Nervi, Considerazioni tecniche e costruttive sulle gradinate e pensiline per stadi, Casabella, vol. 12, 1933).

Le scale elicoidali rappresentano anch’esse un’originale innovazione nell’uso del cemento armato. Nel 1932 Nervi non può ancora contare su assodate soluzioni di calcolo e per la progettazione della trave elicoidale (la cui forte armatura si compone di particolari staffe f 20 ad “X”), da cui diparte la soletta a sbalzo rastremata, si affida alla padronanza ormai acquisita grazie a precedenti esperienze di progettazione di travi curve sghembe. Appare interessante notare che Zanaboni nel 1939, nel giustificare la sua proposta per la soluzione analitica di validità generale per travi ad elica (O. Zanaboni, Travi ad elica e travi ad asse circolare orizzontale, Il cemento armato, vol. 2, 1939 ) faccia riferimento alle istanze provenienti dalle “tendenze architettoniche odierne”.

Si menziona infine la Torre Maratona, che sintetizza l’interpretazione nerviana della modernità nella quale, con disinvolta semplicità, si passa, nei 40 metri di sviluppo verticale, da sezioni cave di base di 3.10 x 2.05 m (con spessore delle pareti in c.a. di 45 cm) and una in sommità di 2.75 x 1.35 m (con spessore delle pareti in c.a. di 10 cm). Ad essa fa da contrappunto l’elegante terrazza a sbalzo alla base.

Prof. Francesco Romeo

Dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica
SAPIENZA Università di Roma